21 ottobre 2017

L'infinita latitanza di Cesare Battisti


Una latitanza può non finire mai, ma quando finisce ogni latitanza finisce a modo suo. Sterminato è il catalogo dei titoli di coda su una fuga. Quella del protagonista della nostra storia scorreva sulle rive di un fiume. Un fiume di confine di quà il Brasile di là la Colombia. In mezzo un visto permanente per immigrati concesso da un presidente che non è più presidente e che quindi tanto permanente non è più. Il presidente - anzi ex presidente - si chiama Lula l'immigrato amico di amici e sostenitori è Cesare Battisti. Arrivato anni prima dalla Francia con un curriculum da paura usato come story board di un romanzo di avventura a sfondo storico. dentro c'è di tutto: sangue, morte, paura, condanne, depistaggi, sogni di cambiare il mondo, accuse, c'è anche il sesso, la solidarietà e la fuga. La fuga di Cesare battisti è finita come finiscono tutte le fughe in una terra di confine davanti ad un tribunale che risponde ad un presidente non più amico. Prima Parte - Mangiafuoco del 12/10/2017
Seconda Parte - Mangiafuoco del 13/10/2017 Una storia lunga quella di Cesare Battisti ma sta per finire se come dicono da queste parti la Corte suprema non farà altro che rendere esecutiva la volontà del presidente Temer che coltiva amicizie diverse da quelle del suo predecessore Lula. Aspettiamo una sentenza. E se ci avete seguito ieri saprete che non è una sentenza qualunque anche se non è una sentenza di vita o di morte come qualcuno vorrebbe farci credere. Anzi sulla carta è il semplice ritiro di un visto per immigrati. Ma è un visto permanente e l'immigrato è eccellente. Si chiama Cesare Battisti, nel curriculum 4 ergastoli, latita dall'81 quando scappò dal carcere di Frosinone. Un giro del mondo che tra alti e bassi lo ha portato qui, in questa casa di san Paulo, tetto bianco e bordi celesti, una palma, un ombra stretta per ripararci dal sole anche perchè non siamo soli c'è un circo medaitico già in fermento e sono volate già le prime porte in faccia. Cominciamo male perchè l'unica porta in faccia che siamo venuti a raccontare è quella della corte suprema federale del Brasile sul naso di uno dei protagonisti più crudeli della storia d'Italia. Terza Parte Il nostro eroe di oggi si chiama Giorgio Specchia, è un collega di Radio1, un cronista. Di quelli veri potremmo dire come c'erano una volta con le scarpe consumate dalla strada, se non fosse che ha trentanni scarsi e le scarpe che porta hanno la para. Ma nella nostra storia di oggi c'è anche un antieroe si chiama Cesare Battisti, è un latitante con quattro ergastoli da scontare scappa da 35 anni prima che il nostro eroe nascesse lui era già un pluriomicida. Ieri si sono incontrati il cronista e il latitante. Hanno avuto pochi secondi per fiutarsi, eroe ed antieroe, a ciascuno il suo ruolo, uno ha il microfono in tasca pronto per fare la prima domanda l'altro spinge la bicicletta può inforcarla e fare la cosa che sa fare meglio scappare fuggire davanti alle domande come fugge dalla giustizia e invece no. L'eroe tira fuori il microfono e lui l'antieroe per eccellenza invece di salire sulla biciletta e pedalere resta e risponde. Il risultato è uno grande scoop di Radio1 potremmo dire come quelli di una volta. Contributi: Luca Telese - Giornalista, Giovanni Fasanella - Giornalista e blogger, Avv. Giuseppe Marazzita - Penalista

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